Caso Gregoretti, il voto del Senato sul leader della Lega Matteo Salvini. L’ex ministro degli Interni, “Non ho paura e non scappo dal processo”.
Va in scena l’ultimo atto della sfida politica sul caso della Gregoretti, con il voto del Senato su Matteo Salvini. La maggioranza ha votato in prima istanza per mandare a processo il leader della Lega.
La maggioranza dell’Aula di Palazzo Madama ha confermato la richiesta di autorizzazione nei confronti di Salvini con 152 contrari all’ordine del giorni di Fi e Fdi che puntava a rovesciare la richiesta della Giunta immunità.
Caso Gregoretti, al Senato il voto su Matteo Salvini
Il 12 febbraio è la data che tutti hanno segnato sul calendario. Il Senato si esprime sul caso della Gregoretti decidendo di fatto se Matteo Salvini debba andare a processo oppure no. E l’esito della consultazione, alla luce dei numeri a Palazzo Madama, era scontata.
La giornata si apre con l’intervento di Erika Stefani della Lega, incaricata di illustrare il voto svolto dalla Giunta, che ha accolto la richiesta dei magistrati proprio grazie ai voti dei leghisti, che avevano infiammato gli ultimi giorni della campagna elettorale in Emilia Romagna con un colpo di scena anti-Pd.
I senatori hanno votato accogliendo la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini. Lo scrutinio finale è fissato per le ore 19.00 ma, anche considerando che la Lega ha deciso di astenersi dalla votazione, è certo che i contrari al processo non raggiungeranno la soglia dei 161 voti. E così è stato.
L’intervento di Matteo Salvini al Senato
Al termine degli interventi dei senatori, il leader della Lega ed ex ministro degli Interni Matteo Salvini ha parlato in Aula esponendo la sua linea difensiva.
“Se in quest’Aula c’è qualcuno che scappa è tra i banchi del governo”, ha esordito Matteo Salvini facendo riferimento all’assenza dei ministri. “Questa immagini la dice lunga su chi ha la coscienza sporca e chi no”.
“Se avessi dovuto ragionare per interesse e convenienza personale non avrei preso la decisione che ho preso. Si parla di un processo, non di una passeggiata […]. Difendere la sicurezza e i confini del Pese era un mio dovere. Non un mio diritto, un mio dovere”.
“Io ritengo di aver difeso la mia patria. Se ci deve essere un processo ci sia e io andrò a rivendicare quello che collegialmente abbiamo fatto […]. Nei decreti Sicurezza l’immigrazione è un quinto. Li volete cancellare, io vi vorrò vedere in faccia quando lo farete”.
“Sono stufo di impegnare quest’Aula su una questione che a me sembra lampante. Chiariamo la questione una volta per tutti davanti a un giudice. Sarei un sequestratore bizzarro. Siamo andati a prendere questi migranti in acque maltesi rispondendo a una richiesta di aiuto del governo maltese. Come sta facendo il ministro Lamorgese che ha protratto per giorni lo sbarco in attesa dei collocamenti. Io non la denuncio perché sta facendo il suo dovere. Questa indagine parte da una denuncia di Legambiente Sicilia“.
“Gli avversari si battono alle urne, non nelle aule dei tribunali. Voglio andare a processo per raccontare al mondo che queste operazioni di Lega e Movimento 5 Stelle abbiamo salvato decine di vite umane. Il buonismo ha portato 15.000 cadaveri in tre anni. Sono tanti, mettili in fila. Noi siamo passati da 15.000 a 2.000″.
“Facciamo decidere a un giudice se ho difeso il mio paese o se sono un criminale. Potete andare avanti al governo per qualche settimana, mese o anno, io aspetto il momento delle elezioni”.
Il caso Gregoretti
I giudici avevano chiesto di poter procedere nei confronti di Matteo Salvini per i fatti dello scorso 27 luglio, quando il Viminale non concesse l’autorizzazione a procedere per i circa 10 migranti che si trovavano a bordo della nave. Lo sbarco sarebbe avvenuto solo dopo quattro giorni trascorsi in mare senza la possibilità di scendere dall’imbarcazione. E i giudici hanno ipotizzato per Matteo Salvini il reato di sequestro di persona.